Duality

Eccolo lì, arrivare a quel momento che mi fa essere incredibilmente me senza rimpiangerne l’assenza. Ma non sono io, non in quella condizione di urlarmi addosso il male, perché è pur sempre vero che a volte la ragione esiste e non permette di vedere gli sbagli, se non i miei. E allora sbaglio, riscrivo la storia da principio e gioco a dare un ruolo ad ogni personaggio, ad ogni parte di me.

Ma quante sono? Quante ne devo ancora scoprire prima di conoscerle tutte. Perché io vorrei sapere, vorrei capire e questo mi butta a terra, dove spesso mi lancio i sassi da sola dove so di aver fallito. Dove spesso ne ho bisogno di arrivare in fondo, fosse anche solo per ricominciare partendo dal punto più alto prima di crollare e sentire quel ricordo per farcela ancora e risentire quel brivido. Fosse anche solo per arrivare al momento in cui non me la prendo con me stessa e guardo il mondo per quello che è. Ma un giorno capirò anch’io il motivo di tutto questo, e forse già l’ho visto ma non voglio darmi ascolto perché è più comodo pensare che sia io a sbagliare, che il destino lo decido io…Ma allora perché ogni volta che si vuole qualcosa non si ottiene mai?

Invidio la gente che si illude di essere riuscita unicamente per reggere la maschera sorridente e mostrare quanto stia bene nel suo napapijri arancione, mentre dentro è infelice ma gode nel sapere che gli altri sono semplicemente più infelici. Invidio e disprezzo l’essere accontentabile forgiato da un ambiente mutabile, nella propria adattabilità e nello spirito di tutte le cose materiali che suggeriscono le mancanze più varie. Ma si finge incontestabile, basta poco a convincerle del contrario: una singola voce pronta a dire “mi dispiace, io non ci credo”. E crolla il muro della certezza, la disarmonia che controlla lo spirito di chi non è pronto ad affrontare ogni realtà. Che nei multi universo possiamo essere ciò che siamo, ma noi viviamo qui nella città del verde e del cemento. E lottiamo, combattiamo, ma alla fine perdiamo.

Quanti attimi abbiamo perso? Quante volte la stessa domanda, per rappresentarsi in uno stato sociale e riconoscersi in qualcosa che proprio non ci appartiene quando solo una è la cosa che ci piace fare insieme, che riesce meglio in due e ci unisce almeno quanto ci divide. E qui entrano le emozioni, quelle che non voglio avere perché oscurano il resto, tralasciando la parte migliore che vedo nelle persone: la parte peggiore. Conosco queste vite, e in molte mi ci rivedo, le capisco così bene perché tutte quelle cose le ho già provate o le provo così tanto che potrei averle vissute. Inizio a vivere le emozioni degli altri, diventa una vera e unica dipendenza perché è più facile, perché devo annullare quel lato che nessuno è nato per affrontare. Noi non possiamo…Noi siamo diversi, siamo nati per porre domande che vediamo in pochi e che fa paura. E lo chiamiamo nei modi più assurdi solo per farci sentire, per urlare ancora una volta domandandoci perché dobbiamo essere tali? Basterebbe mostrare le cose che teniamo tanto a nascondere, senza paure né ansie.

Ma eccola lì, un’altra persona che ha paura. Ha paura dei legami almeno quanta ne ha di sé. Ma dice che non ha solo paura dell’amore: ha paura delle vacanze e dei parenti che vengono da lontano, dei numeri, dell’opinione della gente e della roba sporca in comune, ha paura della noia e della monotonia ma anche di stare male. Eccola l’ennesima persona che non significa niente. E quando la mia espressione passa ad essere triste si chiede perché lo sono diventata improvvisamente. Perché mi disgusta questo immobilismo apparente che fa vivere attaccati a una macchina come un vegetale alimentato da qualche bite sullo schermo 4k. Perché tanto vale non perdere tempo e non perdere nulla, e vorrei aggiungere la mia vita sentimentale è stata forse una vasca di unicorni con di Caprio che mi massaggiava l’alluce sussurrando “ti amo”? Non mi sembra…È stata una lotta contro me stessa, annullandomi dal principio per fare in modo che gli altri stessero bene e non avessero mancanze, perdendo ogni cosa di me dalla più piccola alla più grande. Ma allora vorrei anche dire che prima o poi si muore, ma non per questo dobbiamo vivere una vita di merda.

Resto lì, e guardo l’ennesimo bianconiglio che mi porta a nel paese meraviglioso, e non si capisce più la differenza tra sogno e realtà. In tutta risposta cerca qualcosa di saggio da dire, e compiacente del risultato finale esclama con fare davvero serio «comunque questo non ci impedisce di fare del gran sesso». E diventa un sesso spietato fatto di puro istinto animale, la differenza è che ci si guarda negli occhi e si gode nell’orgasmo altrui, due esseri dispendiosi che scopano un’amicizia come se quasi non avessero anima perché da qualche parte è andata distrutta, ed ora vaga in tanti pezzi alla ricerca di quello che siamo, e se può essere un viaggio migliore mi bevo anche una birra sul fatto che non siamo fatti per stare soli a meno che non vogliamo esserlo. Il cuore diventa una calcolatrice, il cervello un’agenda.

Se questo è il gioco vorrò vincere fino alla fine, ma non avrei mica chiesto proprio quell’anima in tributo. Non sono mica il diavolo.

Dualityultima modifica: 2018-12-02T14:10:19+01:00da dem0neyes
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